Prima Visione Dessé
Palermo Shooting
con: Campino, Giovanna Mezzogiorno, Dennis Hopper
2008, 108′
Drammatico
Trama – Fotografo di fama mondiale, Finn conduce una vita movimentata che
gli
invidiano in molti. Basti dire che dorme pochissimo e che il suo
telefono
cellulare suona in continuazione. Con la cuffia sempre sulle
orecchie si
gode la fedele compagnia della musica. Ma quando
all’improvviso la sua vita
perde il suo ritmo, Finn abbandona tutto. Il
suo vagabondare lo porta da
Düsseldorf a Palermo dove la sua strada si
incrocia con quella di un
misterioso assassino che non gli dà tregua.
Ma, nello stesso tempo, ha
l’occasione di cambiare la sua vita e poco
dopo incontra una giovane donna
di cui si innamora…
.
Critica – “La ricerca spirituale di Wenders sfiora solo la
trascendenza
nel viso da madonna di Giovanna Mezzogiorno, anche lei attratta
da ciò
che non si vede, e approda in un delirio continuo di sonno-veglia
alla
più umana paura di vivere. La presenza di Giovanna si fonde con i
paesaggi mentali, è lei stessa un elemento immateriale, forse uscita
dal
dipinto, forse risposta all’inquietudine dello straniero.
Campo-controcampo
tra realtà e visione, il film è sullo sguardo, sul
cinema e il suo
principale avversario, la morte, il ‘negativo della
pellicola’, parola che
in tedesco è declinata al maschile. E per questo
probabilmente l’arciere
misterioso è interpretato da un assurdo
cavaliere del nulla, Dennis Hopper.
In un labirinto di scale dalla
prospettiva Lovecraft o Escher, il fotografo
di Düsseldorf incontra la
Morte e il dialogo che segue è degno, di un
racconto gotico. L’icona
della figura in nero con la falce si trasforma nel
cavaliere errante
che soffre per l’ostilità degli esseri umani, sempre in
fuga davanti a
lui. Eppure la Morte non è che lo specchio di ognuno, il
riflesso di se
stessi e delle persone amate. L’inquadratura impossibile è
l’istantanea
della fine. Quella del crash nell’automobile che sfreccia su
una pista
già funebre, la macchina fotografica montata sul parabrezza,
l’incidente che proietta il vagabondo di Palermo in un altrove
smaterializzato. Pensando ad Antonioni, Wenders segue un tragitto di
realtà alterata, il suo personaggio è uno zombie, un abitante
dell’oltretomba. Già morto. E questa è la storia di una resurrezione.”
(Mariuccia Ciotta, ‘Il Manifesto’, 21 novembre 2008)
Note - IN CONCORSO AL 61. FESTIVAL DI CANNES (2008).
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