Prima Visione Dessé
Verso l’Eden
con: Riccardo Scamarcio, Ulrich Tukur, Juliane Köhler
2009, 111′
Drammatico
Trama – Le errabonde avventure di Elias, un immigrato clandestino che,
insieme ad altri come lui, attraverserà l’Europa partendo dal Mar Egeo
per arrivare a Parigi nella speranza di un futuro migliore.
Intervista a Costa Grava e Riccardo Scamarcio
La storia di un emigrato, la storia di tutti noi
Storia di un giovane emigrato e di un’odissea attraverso l’Europa
contemporanea, “Verso l’Eden” è il nuovo film del greco – ma emigrato
in Francia ormai qualche decennio fa – Constantin Costa-Gavras. Il
regista e l’attore protagonista Riccardo Scamarcio hanno presentato il
film alla stampa lunedì 2 marzo a Milano. Li abbiamo incontrati.
Elias, il protagonista, è un emigrato, ma nel film non viene
specificata la sua provenienza geografica. Come mai questa scelta?
Riccardo Scamarcio: Questo costringe lo spettatore a guardare al
giovane semplicemente come a un uomo. La neutralizzazione dei confini è
una scelta simbolica che suggerisce di entrare nella dimensione umana
del problema.
Costa-Gavras: Allo stesso modo, l’intero itinerario geografico non è
chiaro. Siamo sicuri che si svolge in Europa ma i dettagli sono
sfumati. Questo perché ciò che mi interessava era percorrere la storia
di Elias, il cui unico sogno è raggiungere Parigi. Il resto non era
importante specificarlo.
Qual è il rapporto tra storia individuale e denuncia sociale
all’interno del film?
Costa-Gavras: La tragedia c’è, ed è lo sfondo permanente dell’opera.
Gli emigrati – che non vengono solo dagli altri continenti ma anche
dall’Europa – hanno in se stessi la tragedia ed è per questo che
scatenano in noi la paura. È difficile accettare questa dimensione,
anche se non dobbiamo dimenticare che noi tutti – italiani, spagnoli,
greci – siamo stati emigrati. Allo stesso tempo, però, ho voluto creare
un’opera più leggera, in cui il protagonista fosse un ragazzo che vive
emozioni e incontra persone, ma in cui, soprattutto, l’attenzione fosse
posta sulla reazione delle persone di fronte a un emigrato. Un film più
cattivo non avrebbe potuto sottolineare questo aspetto. Inoltre la
cronaca nera preferisco lasciarla alla televisione.
Riccardo Scamarcio: Gli occidentali prendono da Elias solamente una
cosa: lui è attraente, e tutti lo desiderano sessualmente. Il film
mette dunque lo spettatore davanti al proprio modo di relazionarsi con
lo straniero. La denuncia, comunque, c’è. Anzi, inizialmente pensavo
che alcune sequenze – come quella in cui i clienti del villaggio
organizzano una ronda contro i clandestini – fossero esagerate. E
invece, guardando alla situazione politica italiana di oggi, purtroppo
questo non è così distante dalla realtà. Ed è qualcosa che mi mette in
imbarazzo come italiano.
Come mai la scelta di Riccardo Scamarcio?
Costa-Gavras: Stavo cercando l’attore protagonista per questo mio nuovo
film in tutto il mondo, dall’Europa agli Stati Uniti. Poi mi è capitato
di vedere “Mio Fratello È Figlio Unico” e “Romanzo Criminale” e ho
pensato che Riccardo fosse perfetto per il ruolo. Quindi ho cercato il
suo numero di telefono e ho scoperto che, per caso, in quel momento si
trovava a Parigi.
Riccardo Scamarcio: Quando ho sentito squillare il cellulare e mi sono
sentito dire all’altro capo della cornetta che si trattava di
Costa-Gavras, ho subito pensato che si trattasse di uno scherzo. Poi,
realizzato il tutto, ho subito accettato di leggere la sceneggiatura: è
stato come un sogno per me.
Un protagonista un po’ divo?
Riccardo Scamarcio. No, penso al contrario che Elias sia l’incarnazione
dell’anti-divo. Certo, il film ruota tutto intorno a lui, ma si tratta
della storia di un individuo che si fa carico di rappresentare
un’intera realtà.
Costa-Gavras: Che Scamarcio sia un ragazzo attraente è innegabile.
D’altronde, se avessi scelto un attore piccolo, brutto e magari
incapace, tutti sicuramente mi avrebbero tacciato di razzismo.
Riccardo, come ti sei preparato per il ruolo?
Riccardo Scamarcio: Non mi sono preparato: ho subito vissuto questo
personaggio cercando di farlo apparire come il bambino che, con le sue
domande assolute, riesce a mettere in difficoltà l’adulto e il suo
universo fatto di certezze.
Molto mi è rimasta dentro la conversazione avuta con un ragazzo afghano
che nel film ha partecipato come comparsa nella sequenza iniziale sulla
carretta del mare. Raccontandomi la sua storia – fatta della perdita
dei genitori, morti uccisi – lui aveva comunque un sogno, una luce
negli occhi. La stessa che ho voluto far rivivere sul volto di Elias.
Note - PRESENTATO FUORI CONCORSO AL 59. FESTIVAL DI BERLINO (2009).
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