Prima Visione Dessé
A Serious Man
con: Michael Stuhlbarg, Fred Melamed
2009, 106′
COMMEDIA, NOIR
Trama – Larry Gopnik, un professore ebreo del Midwest, vive in un tranquillo quartiere della periferia di Minneapolis. La sua esistenza subisce una brusca svolta quando la moglie Judith decide di lasciarlo. Larry apprende con sconforto che Judith ha una relazione con un vecchio amico di famiglia, Sy Ableman, ma non può fare a meno di constatare che negli ultimi tempi la situazione è diventata invivibile: da quando suo fratello, un uomo inetto e incapace di provvedere a se stesso, si è insediato nel loro soggiorno e non ne vuole sapere di andarsene. Mentre è alle prese con il proprio dolore, Larry deve fronteggiare un figlio in piena crisi adolescenziale, una vicina di casa tutto pepe, e uno studente che sta cercando di minare la sua carriera. Forse l’unica soluzione è quella di rivolgersi ai rabbini…
Critica – “Come ‘Crocevia della morte’ era un mirabolante esercizio di stile sulla letteratura hard-boiled (Hammett, Chandler, Spillane) e ‘Barton Fink’ un capitolo apocrifo della Bibbia con agganci al teatro sociale di Odets, così ‘A Serious Man’ è una mimesi dei grandi scrittori ebrei-americani come Bellow, Roth e Singer. E sicuramente il film più personale dei Coen, e per certi versi il più difficile: lungi da noi affermare che sia solo ‘per ebrei’, ma una conoscenza non superficiale della Torah e della cabala aiuterebbero. Per farvelo spiegare, non aspettatevi aiuti da Joel e Ethan.” (Alberto Crespi, ‘L’Unità’, 23 ottobre 2009)
“Come Woody Allen in ‘Radio Days’ o in ‘Crimini e misfatti’, i fratelli Coen evocano il proprio passato, l’ambiente della comunità ebraica americana, in ‘A Serious Man’, film divertente e nero, incantevole e ironico. Satira di usi e costumi ebraici, della particolare ansietà cupa, della religione e solidarietà coatte, del pessimismo oppressivo: eppure, per la finezza e la bravura degli autori, si ride molto.” (Lietta Tornabuoni, ‘La Stampa’, 23 ottobre 2009)
“La commedia di oggi, dopo tanti film belli e un capolavoro, ‘Il grande Lebowski’, mettono a nudo le proprie radici ebraiche in un tripudio di umorismo nero squisitamente alleniano. La cosa più pregevole di questa tragicomica radiografia di una comunità ebrea nella più anonima America degli anni 60, è la sua galleria di minuti personaggi, servita da un casting strepitoso fin nei ruoli minimi, passata in rassegna con la stessa ‘accorata impassibilità’ che ha distinto il grande Woody. Intorno al prof di matematica Larry Gopnik sommerso da una pioggia di contrarietà e stordito dalle inique prove di un destino che si accanisce contro la sua natura, imbelle ma degna, di ‘serious man’, vortica un’esilarante passerella: figli, loro amici e insegnanti della scuola ebraica, fratello parassita, moglie adultera, l’altro uomo, il vicino forcaiolo, la vicina tentatrice, un avvocato, il collega professore, uno studente coreano che lo vuole corrompere per ottenere un buon voto. E soprattutto i tre rabbini dai quali invano cerca indicazioni e conforto.” (Paolo D’Agostini, ‘la Repubblica’, 23 ottobre 2009)
Note - PRESENTATO IN ANTEPRIMA, FUORI CONCORSO, ALLA IV EDIZIONE DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA (2009).
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