Prima Visione Dessé
Il mio amico Eric
con: Steve Evets, Éric Cantona,
2009, 116′
COMMEDIA, SPORTIVO
Trama – Il postino inglese Eric Bishop è sempre più alla deriva. Sua moglie lo ha abbandonato lasciandogli in custodia i figli (che lei ha avuto da un precedente legame) ormai completamente fuori controllo e la casa è un disastro. Eric cerca conforto e aiuto dai suoi amici, ma loro non sono in grado di trovare una soluzione soprattutto per fargli riconquistare Lily, la donna che ha sempre amato. Ma c’è qualcuno che potrebbe aiutarlo con alcuni saggi insegnamenti: il suo idolo calcistico Eric Cantona…
Critica – “‘Il Dio del cielo nell’altra vita ci aiuterà, perché il suo nome è Cantona’. Dopo ‘Gran Torino’ ecco arrivare ‘Gran Manchester’, sulle ali del celebre inno hooligans, di pugni chiusi, cromatismi rosso sangue come le nostre bandiere, e di un montaggio di azioni da gol da capogiro. Questa commedia è una riuscita bestemmia contro il cattivo cinema e contro i «film sul calcio» finora realizzati, e sempre, stranamente, deludenti. (…) Loach svela nel tifo e addirittura nel delirio dell’alienato e della alienata ultras, una taumaturgica tecnica di reazione alle frustrazioni e alle miserie della condizione proletaria che nessun altro, né chiese né partiti né sindacati, vuol attivare. Anzi. Forse perché in Gb i Moggi e i Galliani non fanno danni e i Mourinho non devono svendere giocatori rom solo perché glielo ordina il racket tv. ‘Se a sinistra la difesa è invalicabile va aggirata a destra, e, soprattutto, non basta sorprendere il centrale avversario, per vincere devi sorprenderti. Se non fai una ‘finta’ riuscita a te stesso perdi. Prendiamo nota della profezia di Cantona, se vogliamo creare davvero un buon «partito» tutto nuovo.” (Roberto Silvestri, ‘Il Manifesto’, 19 maggio 2009) “La sopresa è che sia riuscito a realizzare una commedia senza tradire le sue idee e l’umanità della working class che racconta con l’affetto di sempre, scegliendo attori e non attori tutt’altro che glamour, ma in grado di comunicare verità in una vicenda controcorrente.” (Maria Pia Fusco, ‘la Repubblica’, 19 maggio 2009) “Il film è un inno alla solidarietà, usa sapientemente il tifo come metafora di una comunità, e racconta con amore la società britannica. Guardate la scena in cui Steve trova finalmente il coraggio di invitare l’ex moglie al pub: lei arriva, lui è già lì con la sua pinta di birra e le chiede ‘cosa bevi?…’ lei risponde ‘un sidro, Un sidro!’ Noi italiani non sappiamo manco che cos’è, ma in Inghilterra è l’alternativa femminile alla birra, la bevanda che molte donne ordinano al pub. Un regista che mette in un film una donna che ordina un sidro non è un regista, è una persona. Una grande persona. Ken Loach.” (Alberto Crespi, ‘L’Unità’, 19 maggio 2009) “Divertente dall’inizio alla fine, con una virata drammatica verso la metà per evitare l’inflazione di ottimismo, il film è una miniera d’inventiva declinata in forma semplice e diretta, come di Cantona, inventati dallo sceneggiatore Paul Laverty nello stile di quelli pronunciati dal campione (che si diverte a prendersi in giro) durante la sua carriera. Impagabile il gruppo degli amici del postino, che fanno squadra con lui per proteggerlo dal teppista, interpretati da un gruppo di “secondi ruoli” uno più simpatico dell’altro. E’ originale l’approccio col tifo calcistico di Loach, da sempre innamorato del pailone. A giudicare dagli ultimi film inglesi, supporter sembrava il sinonimo di hooligan. Invece Ken ci mostra il lato di sinistra della tifoseria: quello di chi non vuole dare i soldi ai canali di Murdoch ma vive il calcio come un’esperienza di amicizia e solidarietà.” (Roberto Nepoti, ‘la Repubblica’, 19 maggio 2009)
giovedì 17 dicembre | riposo |
venerdì 18 dicembre | 21:30 |
sabato 19 dicembre | 18:00, 20:15, 22:30 |
domenica 20 dicembre | 18:00, 20:15 |
lunedì 21 dicembre | riposo |
martedì 22 dicembre | 21:30 |
mercoledì 23 dicembre | 21:30 |
giovedì 24 dicembre | riposo |