Prima Visione Dessé
La prima cosa bella
con: Aurora Frasca - Bobo Rondelli - Claudia Pandolfi - Fabrizia Sacchi - Francesco Rapalino - Giacomo Bibbiani - Giulia Burgalassi - Isabella Cecchi - Marco Messeri - Micaela Ramazzotti - Paolo Ruffini - Sergio Albelli - Stefania Sandrelli - Valerio Mastandrea
2009, 116′
Commedia
Trama - Livorno. Cronache della famiglia Michelucci, dai primi anni ’70 al primo decennio del 2000.
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Critica - “Perdutamente innamorato della moglie Micaela Ramazzotti e della propria città Livorno, il regista toscano mette a punto la sua opera più intima e insieme universale, La ‘prima cosa bella’ è la mamma, quella splendida ed esuberante che ha condizionato le vite dei due fratelli protagonisti. La briosa Valeria (Claudia Pandolfi) e l’infelicissimo Bruno (Valerio Mastandrea). Dal 1971 a oggi, passioni, turbamenti, gioie e dolori di una famiglia livornese, fino all’inevitabile e commovente riconciliazione.” (Diego Carmignani, ‘Terra’, 15 gennaio 2009)
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“Si ride e si piange, spesso contemporaneamente. Il copione (di Virzì, Francesco Bruni e Francesco Piccolo) è benissimo calibrato e gli attori sono tutti super.” (AL. C, ‘L’Unità’, 15 gennaio 2010)
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“Il papà Stato non c’è, con la sua politica che delude gli individui, ma in compenso c’è tanta madre famiglia, pure con i suoi risvolti violenti, nel nuovo film di Paolo Virzì, ‘La prima cosa bella’ (…) quando si affonda il piede nel terreno familiare, cercando di tirarsi fuori da odio e melassa, cose non dette e segreti rimossi, madri devastanti e padri incolori, è bello scoprire quanto pesino, nel bene e nel male, gli affetti più profondi. Se poi c’è dimezzo un cast formidabile, con una Micaela Ramazzotti che sbalza, allegra e precisa, la figuretta carnale di Anna Nigiotti in Michelucci una mamma (…) nella Livorno degli anni Settanta, misurandosi con la navigata Stefania Sandrelli, che fa Anna nella terza età, mentre Claudia Pandolfi e Valerio Mastandrea impersonano i problematici figli di lei, in un corifeo di colleghi ugualmente bravi (da Marco Messeri a Dario Ballantini, lontano dal suo «Valentino» tv), il dado è tratto: si fa vero cinema. Tanto più gradito quanto più a ruota dei commerciali film natalizi. (…) E cade molto, questa mamma sui generis, picchiata e strattonata dal marito carabiniere (il padre del regista lo fu), perché altri maschi la guardano, o le pizzicano il sedere, mentre lei, desiderata suo malgrado, «è di molto bona». (…) Ma che c’è di struggente in questa ballata, che ha nel titolola celebre canzone di Nicola Di Bari, successo sanremese 1970. Praticamente tutto: gli interni di certe case livornesi povere, ma calde di memoria; lo zucchero filato, che Anna-Sandrelli, malata terminale, mangia di rapina, insieme al figlio, tossico occasionale, durante una fiera cittadina; la musica d’epoca, un matrimonio in articulo mortis, un figlio illegittimo, che spunta dal nulla e ama subito quella madre svitata, quei fratelli spaesati.” (Cinzia Romani, ‘Il Giornale’, 13 gennaio 2010) “Virzì è per Livorno quel che Marcel Pagnol è stato e Rohert Guédiguian è tuttora per Marsiglia. Descrive cioè la sua città anche in ciò che non gli piace. A priori è ostile – s’è già visto con ‘Ovosodo’ – solo ai ricchi e qui anche a un nobile, «fascistone», nel quale s’intravvede Marzio Ciano. Mastandrea e la Pandolfi somigliano ai bambini e ai ragazzi che li precedono nel ruolo, ma la Sandrelli ha un volto completamente diverso da quello della Ramazzotti. Se preso dalla storia, come è probabile, il pubblico ci passerà sopra. Paolo Ruffini, nel terzo figlio, quello «venduto», porta la bandiera dei livornesi doc.” (Maurizio Cabona, ‘Il Giornale’, 16 gennaio 2010)
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“‘La prima cosa’ bella di Paolo Virzì si muove agli antipodi della forma-racconto, ma tocca le stesse radici. Ovvero, ci ricorda il meglio della nostra storia di Italiani e di autori cinematografici, crea personaggi (la madre. Quella di Sandrelli rimane nel suo curriculum come la stella più brillante, quella di Ramazzotti come una delle grandi figure femminili del cine-novecento) indelebili, fa correre la sua macchina da presa in perfetto tempo musicale. E in fondo, anche lui ci regala una forma di 3D, quella che fa delle emozioni dei suoi personaggi qualcosa che ‘si collega’ alle nostre, oltre la bidimensionalità nelle profondità dei nostri vissuti più segreti. Difetto: una parte centrale più stanca e scontata, condotta da una scrittura seduta e professionale. Ma il miracolo del contatto tra autore e pubblico ne esce indenne.” (Roberta Ronconi, ‘Liberazione’, 15 gennaio 2010)
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giovedì 28 gennaio | riposo |
venerdì 29 gennaio | 21:30 |
sabato 30 gennaio | 18:00 20:15 22:30 |
domenica 31 gennaio | 18:00 20:15 |
lunedì 1 febbraio | vedi programmazione Kinoglaz |
martedì 2 febbraio | 21:30 |
mercoledì 3 febbraio | 21:30 |
giovedì 4 febbraio | riposo |