Prima Visione Dessé
Un gelido inverno
con: Jennifer Lawrence, John Hawkes
2011, 100′
Drammatico, Thriller
Di semi-esordi così se ne vedono pochi. Il secondo film di Debra Granik
impressiona per l’inflessibile controllo della messa in scena, l’assoluta
credibilità del ritratto di un’America così arretrata da far pensare
all’incubo di una mente distorta. In un remoto angolo di Missouri
dimenticato da Dio, una diciassettenne temprata dalla crudeltà di un
ambiente a dir poco ostile, s’imbarca nella ricerca del padre, un poco di
buono misteriosamente scomparso. E’ in gioco la confisca della casa che
offre un pur miserabile rifugio ai due fratellini dei quali si prende cura
dopo l’arresto per droga della madre. Parenti e conoscenti, vincolati a un
inflessibile codice del silenzio, reagiscono con astio o crudele violenza
alle sue ostinate richieste di aiuto. Al feroce naturalismo del soggetto
fa da contrappeso una scrittura che sorprende per consapevolezza
progettuale. L’esigente coerenza dell’insieme, la proibitiva ambientazione
invernale, la convincente rappresentazione di un microcosmo indurito dalle
costrizioni di un’ardua sopravvivenza, collocano l’impresa tra le più
rischiose degli ultimi anni. Quanto basta per affermare, senza dubbi e
mezze misure, l’indiscutibile talento di tutti i partecipanti, in primis
la rivelazione assoluta Jennifer Lawrence.
“Un film memorabile, secco come una scudisciata e toccante come una
ballata popolare. Questo è ‘Un gelido inverno’, americano e indipendente,
candidato a quattro Oscar, girato in digitale con meno di due milioni
dollari, molto premiato al Sundance Festival di Robert Redford. Non è una
storia allegra, non si ride mai, si parla di indigenza rurale, di famiglie
spezzate, e il titolo italiano, ripreso pari pari da quello del romanzo di
Daniel Woodrell edito da Fanucci, addolcisce inutilmente il senso
dell’originale, che recita: ‘Winter’s Bone’, ossa d’inverno. Tuttavia è un
film da vedere, come omeopatica alternativa al commedificio imperante, al
pari di titoli sfortunati come ‘Another Year’ o ‘La donna che canta’.
(…) A tratti viene da pensare a ‘Un tranquillo week-end di paura’, a
quel mondo primitivo e selvaggio, tipicamente redneck, che rifiuta una
certa idea di civilizzazione. Ma ‘Un gelido inverno’ non è una metafora
darwiniana sul rapporto tra gente di città e gente di campagna, il tono è
quasi documentaristico, fotografia a luce naturale, musiche ridotte
all’osso o integrate in senso diegetico nella storia (…), scene di vita
quotidiana, come scuoiare gli scoiattoli, cucinare lo stufato, sparare ai
cervi, strimpellare il banjo sotto il portico. Il mondo dei cosiddetti
hillbillies, ma descritto senza i consueti cliché, dall’interno, lasciando
che il giudizio morale, non consolatorio, scaturisca da fatti, discorsi,
superstizioni. Jennifer Lawrence, bionda, gli occhi chiari, di una
bellezza ruspante esaltata dai consunti abiti montanari, fa di Ree
un’eroina minorenne che non sarà facile dimenticare. A diciassette anni,
lontane dal dorato mondo di Ruby, Iris e le altre, si può essere anche
così: con la testa sulle spalle, responsabili, dignitose.” (Michele
Anselmi, ‘Il Riformista’, 18 febbraio 2011 )
“In lizza per gli Oscar, vincitore a Torino, ‘Un gelido inverno’ scalda le
ragioni del cinema: formato indie, stile Sundance, registro drammatico,
delega la paternità a una ragazza-coraggio (la brava Jennifer Lawrence)
che cerca di tenere in piedi casa e famiglia, mentre il padre si dà alle
metanfetamine nel profondo Missouri. Radicalità tematica, echi thriller e
linguaggio scabro, è l’altra faccia dell’America, quella del white trash,
quella già a cara a Cormac McCarthy, quella fessa e livida della
provincia. C’è spazio anche per la fiaba, ma nera, nerissima, perché ‘Have
a nice day’ è solo una scritta di plastica, buona per avvolgere resti
umani, e il mondo là fuori è feccia. Arriverà la salvezza?” (Federico
Pontiggia, ‘Il Fatto Quotidiano’, 17 febbraio 2011)
Note - Tratto dal romanzo omonimo di Daniel Woodrell (Fanucci Editore)
- GIRATO INTERAMENTE NELLE LOCATION DI OZARK NEL MISSOURI SUD
OCCIDENTALE.
- PREMIO C.I.C.A.E. AL 60. FESTIVAL DEL CINEMA DI BERLINO (2010). SEZIONE
'FORUM'.
- MIGLIOR FILM, PREMIO A JENNIFER LAWRENCE COME MIGLIOR ATTRICE (EX AEQUO
CON ERICA RAVAS PER "POR TU CULPA" DI ANAHÍ BERNERI), PREMIO INVITO ALLA
SCUOLA HOLDEN PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA E PREMIO 'ACHILLE VALDATA' AL
28. TORINO FILM FESTIVAL (2010).
- JENNIFER LAWRENCE E' STATA CANDIDATA AL GOLDEN GLOBE 2011 COME MIGLIOR
ATTRICE PROTAGONISTA DI FILM DRAMMATICO.
- CANDIDATO ALL'OSCAR 2011 PER: MIGLIOR FILM, ATTRICE PROTAGONISTA
(JENNIFER LAWRENCE), ATTORE NON PROTAGONISTA (JOHN HAWKES) E SCENEGGIATURA
NON ORIGINALE.
giovedì 24 febbraio | riposo |
venerdì 25 febbraio | 21:30 |
sabato 26 febbraio | 18:30, 20:30, 22:30 |
domenica 27 febbraio | 18:30, 20:30 |
lunedì 28 febbraio | riposo |
martedì 1 marzo | 21:30 |
mercoledì 2 marzo | 21:30 |
giovedì 3 marzo | riposo |