Prima Visione Dessé
This Must Be the Place
con: Sean Penn, Judd Hirsch, Eve Hewson, Kerry Condon, Harry Dean Stanton, David Byrne.
2011, 118′
Drammatico
Trama – Un ricco e annoiato divo del rock decide di ritirarsi dalla scene e partire alla ricerca dell’uomo che durante la Seconda Guerra Mondiale ordinò l’uccisione di suo padre in un campo di concentramento. E’ sicuro del fatto che quell’uomo sia ancora vivo e che si sia rifugiato come molti altri, negli Stati Uniti.
Autore: Curzio Maltese – Testata: la Repubblica
This must be the place, ovvero il trucco e l’anima. A parte il film di Malick, oltre ogni categoria, è di Paolo Sorrentino il film più sbalorditivo di Cannes 2011. Qui tutti i grandi registi hanno rifatto se stessi, alcuni molto bene, come Kaurismäki e i fratelli Dardenne.
Altri maluccio o malissimo, come Almodovar e Lars von Trier. Soltanto gli italiani hanno rischiato nuove strade e Sorrentino ancor più a fondo e senza riserve rispetto al Moretti di Habemus Papam. Non si tratta soltanto della scelta di girare una storia originale in inglese e in America. Tutto il film è un atto di coraggio, la storia, la riscoperta di un’America profonda filmata mille volte, la scommessa di usare una star come Penn per un personaggio tanto atipico. Ma sotto il trucco pesante, l’anima di This must be the place è grandiosa, un vero squarcio sul cinema del futuro.
È un road movie lento, come il passo timido del suo protagonista Cheyenne, rockstar in splendido ritiro alle porte di Dublino, isolato e spaventato dal mondo, aggrappato a una materna moglie e a un’amica del cuore adolescente. Un antieroe solitario, ma a un tempo simbolico di una generazione, una società dove ormai è smarrita perfino l’idea dell’età adulta. Qui il cinquantenne ragazzo è raggiunto dalla notizia della morte del padre. Un padre lontano, che viveva a New York, dal quale Cheyenne è scappato trent¿anni prima. Ed è bello e doloroso che proprio dopo la morte reale di un padre già sepolto da tempo nel suo cuore di figlio, Cheyenne parta alla ricerca di un rapporto. Attraverso la ricerca di quello che era stato il nemico di tutta la vita del padre, il carnefice nazista da cui era stato umiliato nel lager. Comincia da questa irruzione di una tragedia assoluta e rimossa, l’Olocausto, nella vita tutto sommato fatua e opulenta di una ex rockstar, il terribile e bellissimo viaggio a ritroso e nel futuro di Cheyenne. «Un romanzo di formazione di un cinquantenne», l’ha definito l’autore. Sulla strada, gli incontri e le solitudini, le persone e i luoghi, le esperienze e i dubbi che cambiano la vita. Fino all’incontro del protagonista col «nemico di famiglia», l’ormai novantenne nazista, cui la sceneggiatura affida un monologo capolavoro, prima di chiudere con la scena di una raffinata, amara vendetta.
Uno splendore di film, una bella scrittura sul filo dell’ironia, un respiro e una capacità visionaria unici nel panorama del cinema non solo italiano, la fotografia di genio di Luca Bigazzi. È il film più corale del regista napoletano, grande anche in personaggi laterali come l’inventore di trolley o il cacciatore di nazisti. La strepitosa Frances McDormand regala il primo bel ritratto di donna della galleria di Sorrentino. Di Sean Penn che si può dire ancora? A voler cercare un difetto, nella seconda parte il talento per la divagazione prende un po’ la mano al regista. Dettagli in una meraviglia.
giovedì 27 ottobre | vedi Altri Eventi |
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